Opera Eucaristica

La famiglia al centro del Creato

Già alla fine del II Congresso Eucaristico Parrocchiale, maggio 2002, io, come parroco, preoccupato del degrado del quartiere e delle problematiche della famiglia, pensai che il tema del II Congresso Eucaristico dovesse essere proprio la famiglia.
Il mio amico Guido Infante aveva da poco terminato il Battistero, “La montagna della Fede”, opera imponente, che meravigliava per la sua bellezza, l’intensità ed il numero dei simboli cristiani e riscuoteva l’approvazione e l’ammirazione del popolo.
Pensai, allora di commissionargli una nuova opera, era il 2004, che “parlasse” per immagini al popolo, per ricordargli che solo con Gesù la famiglia può salvarsi.
L’artista fu ben lieto di accogliere il mio invito e dopo vari incontri, pacate discussioni, bozzetti e molto studio decidemmo insieme la forma da dare ai nostri pensieri: la nostra idea si trasformava da concetto in realtà.
Veramente notevole e poderoso il lavoro dell’artista, che da una materia inerte ha saputo trarre e raffigurare la vita. Guido mi chiamava anche durante il suo lavoro; guardavo ammirato il modellare della creta e vedevo man mano che le nostre idee si trasformavano in figure tangibili, capaci di trasmettere il mio messaggio.

La famiglia, quindi, è al centro del monumentale bassorilievo: al centro del Creato, che Dio gli ha affidato, benedicendo il suo lavoro. In alto, allora, c’è l’Eucaristia, sovrastata dalla colomba dello Spirito Santo, in basso la famiglia, per significare che solo riconoscendo Dio come Signore della propria vita si è veramente famiglia, che solo se Dio e l’Eucaristia sono il fulcro della famiglia, essa diventa forte e serena.

La Chiesa, nata dal costato di Cristo, è rappresentata dal Papa e l’artista ha voluto raffigurare Giovanni XXIII, il papa buono, che ha avuto tanta rilevanza nella sua vita e nella sua famiglia, seduto su un tronco di ulivo, perché Cristo è Pace ed il Vescovo di Roma, Suo Vicario, è il maestro della pace, della saggezza, dell’umanità.

L’artista ha saputo dare forza e colore all’ulivo, che dirama i suoi rami per tutta l’opera e si pone sotto i poderosi piedi dell’Uomo a simboleggiare che a lui Dio ha affidato la natura, per trarne i frutti con il suo lavoro onesto, ma anche per salvaguardarla e poter godere della sua bellezza. Non a caso l’uomo è rappresentato in modo possente, con la gerla sulle spalle in cui ha raccolto l’uva; vicino a lui la donna con le spighe in grembo: il lavoro dei campi, i doni della natura, che danno sostentamento materiale alla famiglia, ma che vengono offerti dalle mani di tutti e le due mani che reggono un calice, quelle di un consacrato, sono appunto le mani del mondo, per trasformarsi in Sangue e Pane, il Cibo spirituale, che dà veramente la vita.

Se osserviamo con attenzione le figure, noteremo che gli occhi di tutti sono rivolti verso il papa: la Chiesa, che, con il braccio proteso benedice la “chiesa domestica”, la sua fatica, le sue gioie, i suoi dolori, perché il Papa è il segno visibile di Cristo sulla terra. Quegli occhi ci fanno intuire che la famiglia guarda con fiducia e speranza a Dio, è obbediente alla Sua Parola e si affida a Lui con la certezza di avere il Suo sostegno, la Sua benedizione.
Le mani che si innalzano verso Gesù non sono solo le mani di un consacrato, sono anche le mani di tutti i “piccoli” della terra, di coloro che “non hanno voce”, perché solo in Gesù c’è verità e giustizia.
Il Gesù eucaristico, verso cui si protendono le mani, ha un volto forte e splendente e sembra dire: “Io sono!” ancora, per te, uomo, per te, famiglia!

Non so come sia riuscito l’artista a dare quella particolare luce al volto di Gesù, non sono solo i colori; dal volto del Cristo traspare una pacata serenità, che ti infonde fiducia, speranza, tranquillità; resti a guardare e tante emozioni ti invadono! Certamente con la sua sapiente arte di ceramista, Guido Infante ha saputo amalgamare smalti e colori, ha forgiato nel fuoco l’intensità del colore; e così il calice nelle mani ti fa vedere il Divino fra le mani dell’uomo, della famiglia: chiesa domestica.
Soffermiamoci davanti a questa famiglia e notiamo che è una famiglia che cresce anche con i nonni, abbiamo voluto accentuare il rispetto per le persone anziane, che contribuiscono alla crescita serena della famiglia, il loro apporto umano, di conoscenze ed esperienze in seno alla famiglia. In alto, a sinistra, tra il volo degli uccelli e le montagne, l’artista ha raffigurato il sacerdote, che benedice e rappresenta il “grazie” dell’uomo a Dio per tutti i doni che continuamente gli offre. Il Papa ed il sacerdote: ministri di Dio, che guidano, il

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primo, la Chiesa universale, il secondo, una porzione di essa, una comunità che senza pastore non potrebbe godere del bene più grande della Chiesa: l’Eucaristia.

 

L’opera è composta da tanti pannelli, questo fa comprendere la complessità della realizzazione di quest’opera monumentale, ogni singolo pannello ti parla, ti dà serenità, ti viene voglia di toccare le figure, che sembrano guardarti, venirti incontro, l’uva, il grano, la maternità, il volto dei bambini, del papà.
A sovrastare tutta l’opera c’è la colomba, lo Spirito Santo, che rende possibile tutto e che perpetua la creazione di Dio, dando all’uomo luce ed intelligenza per trarre benefici dal Creato.

Non puoi non fermarti davanti a quest’opera, forse non c’è bisogno neppure che si dia una chiave di lettura, basta lasciarsi trasportare dallo stesso linguaggio della opera!